Locandina

Recensione di Marianna Venturini


di Marianna Venturini

“Io speriamo che me la cavo”. Il libro ha fatto storia, il film interpretato da Paolo Villaggio ha lasciato un segno, ora c'è anche la versione teatrale della storia. Come dimenticare quei terribili e affettuosi bambini della scuola del Napoletano, il maestro che fatica a tenerli a bada e tutta l'umanità dipinta intorno con garbo e realismo? A distanza di 20 anni, quella piccola realtà è diventata una gradevolissima piece teatrale scritta da Ciro Villano, sul canovaccio del romanzo di Marcello d’Orta.

Il testo rappresentato a teatro è modificato, ci sono particolari che rispecchiano la realtà odierna di Napoli e la Campania. Camorra e cassonetti della spazzatura si confondono con la vita di tutti i giorni. Luoghi comuni, sì, tanti, ma allo stesso tempo il desiderio, palpabile, di trasmettere al pubblico tutto quanto sia possibile dare. Modifica sostanziale nella trama: mentre libro e film raccontano le disavventure di un maestro che per un errore del Ministero è trasferito a Napoli, quando aveva chiesto un trasferimento in Liguria; nella composizione teatrale il protagonista torna nella terra natia dal nebbioso nord, felice di essere di nuovo casa. Manca quindi lo straniamento del cambiamento della vita, il confronto-scontro nord sud.

I bambini, inutile dirlo, sono la parte migliore dello spettacolo, i veri interpreti principali. Così bravi da sembrare attori in miniatura, così disinvolti come fossero abituati da sempre a stare sul palco, così veri. Troppo semplice dire che sono quattro giovani promesse teatrali, per ora ci si accontenti di vederli sul palco con lo zaino in spalla e i grembiuli bianchi. Poi, quel che sarà sarà. Maurizio Casagrande dirige la commedia sul palco da protagonista e domatore: artefice e conduttore della trama. La scenografia curata da Daniele Bigliardo e Gilda Cerullo è il particolare che più colpisce la fantasia. Oltre ai classici pannelli laterali, c’è uno sfondo sul quale si compone ogni volta di un disegno diverso fatto di tratti fanciulleschi, che lo spettatore vede comporsi davanti ai suoi occhi, lineare e semplice. La regia di Domenico Maria Corrado ha strutturato lo spettacolo in modo che sia fluido e armonico, senza bruschi cambiamenti che potrebbero appesantirlo. Le musiche sono gli indimenticati successi di Enzo Gragnaniello, ormai parte della tradizione neomelodica partenopea.

Commedia brillante, divertente e anche un po’ malinconica. A tratti fa riflettere, molto più spesso strappa una risata: là dove l’educazione scolastica diventa la formazione per la vita. Inutile aggiungere che è uno spettacolo adatto al pubblico di tutte le età, apprezzato anche dai più giovani. Guardarsi intorno in sala per credere.

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