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Bonucci, Muti e Quartullo: Intrecci diabolici in “L’Ebreo” di Clementi

Un cast d’eccezione porta in scena ‘l’Ebreo’ di Gianni Clementi sotto la regia di Enrico Maria Lamanna, patrocininato dall’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma e dalla Comunità ebraica. Mai rappresentato finora, il testo di Gianni Clementi, autore conosciuto in Italia e all’estero che scrive solo in romanesco, è ironico e amaro nello stesso tempo. Ne deriva una comicità dirompente e toccante. Le scene sono di Max Nocente, le musiche di Pivio & Aldo De Scalzi, i costumi di Teresa Acone. Stefano Pirandello e Hubert Westkemper curano rispettivamente i disegni luci e audio.

Ornella Muti, Pino Quartullo ed Emilio Bonucci, sono i protagonisti di questo testo teatrale straordinario, prodotto dalla Mithos e vincitore del premio Siae - E.T.I.– Agis.

Bonucci, sulla scena veste i panni del marito della Muti, di cui è complice nell’amore e nella morte. Da 50 anni attore di teatro, cinema e tv, è noto al grande pubblico per film come “Uomini Contro” di Rosi, “Delitto d’amore” di Comencini, “La piovra 8″ (1997) di Giacomo Battiato, “La casa bruciata” (1997) di Massimo Spano, “Lui & Lei” (1998) di Luciano Manuzzi, “Ultimo” (1998) di Stefano Reali, “La donna del treno” (1998) di Carlo Lizzani, “Fine secolo” (1999) di Gianni Lepre, “Nanà” (1999) di Alberto Negrin e “Incantesimo 4″ (2001) di Alessandro Cane e Leandro Castellani..
Pino Quartullo, il 52enne attore, regista e sceneggiatore nato a Civitavecchia dove ora dirige il Teatro Traiano sulla scena è Tito, idraulico e amico del marito che verrà usato dalla moglie per raggiungere i suoi scopi e verrà sedotto da quest’ultima.
Ornella Muti, debuttante in teatro, è Immacolata la mente diabolica della coppia. Lei è la protagonista assoluta ed è il motore di tutta l’azione, comica e divertente, cinica e spietata.

La sinossi di L’Ebreo di intensa valenza storica ripercorre gli anni delle leggi sulla discriminazione razziale emanate dal regime fascista, in cui molti ebrei, presagendo un destino incerto, avevano pensato di “salvare” i loro beni materiali da presumibili espropri, intestando le loro proprietà a prestanome fidati, di razza ariana. Marcello Consalvi (Bonucci), ragioniere dall’oscura personalità e residente in uno splendido appartamento borghese nel ghetto ebreo di Roma con la moglie Immacolata (Ornella Muti) è uno dei fortunati beneficiari al quale il suo padrone ha intestato tutte le sue proprietà. La vita scorre nell’agio e nella serenità fino a quando, improvvisamente, dopo 13 anni, il vecchio proprietario torna nella loro vita, bussando alla porta. I due decidono di non aprire: devono pensare a una soluzione per non perdere tutto il loro sfarzo per non tornare di nuovo all’ormai dimenticata vita di stenti e privazioni. Passano i giorni, ma il vecchio continua a bussare al portone. I due coniugi allora, ormai sull’orlo di una crisi di nervi, presi da un raptus incontrollabile decidono che l’unico modo per porre fine al problema è eliminare il povero ebreo. Metteranno in moto questa macchina omicida, colpendolo alla testa e nascondendo il corpo esamine del vecchio sotto un tappeto. Ma il portone continuerà a bussare ancora e ancora: da quel momento, chiunque busserà all’uscio sarà per loro il fantasma del vecchio. La porta della coscienza, che può essere chiusa a tutti, ma non a Sè stessi, continuerà a bussare per sempre e li porterà alla follia…..

di Raffaele Ugolini

DA WEBMAGAZINE Periodico Italiano
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